Donato Di Santo

Tra Italia e America Latina

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PRIME MISSIONI POLITICHE IN PERU'

Un altro paese dove trovai terreno fertile per le nostre aspirazioni "internazionali” è il Perù, e a Lima imparai a stare per giorni senza vedere il sole, ben sapendo che poche decine di metri sopra quella cappa appiccicosa, che rendeva ancor più tetro e triste il "marrone/grigio”oppressivo che ci circondava, c’era uno splendido cielo terso.
Quello era il periodo del rapporto strettissimo tra Alan Garcia alla sua prima, fallimentare, presidenza, e Craxi (il caso della metropolitana di Lima è entrato nelle cronache giudiziarie), e quando entrai nell’ufficio di Luis Alva Castro, il potente numero due dell’APRA, notai che la sua scrivania era sormontata da un pacchiano souvenir del PSI: una enorme scultura dove troneggiava un gigantesco garofano e la firma di Bettino Craxi (!).
Però sul nostro ingresso nella IS, parere favorevole.
"Dovetti” tenere una assemblea nella Casa del pueblo, la sede centrale dell’APRA, dove statue e ritratti (e citazioni) di Victor Raul Haya dela Torre si sprecavano. I comunisti, invece, mi fecero fare riunioni semiclandestine, senza alcuna necessità…
Tutti ricordavano e chiedevano notizie di Renato Sandri: lo conoscevano da decenni e lui c’era stato, l’ultima volta, l’anno prima (purtroppo quando io ero ancora a Lecco!), accompagnato da Alessandra Riccio, giornalista de l’Unità. Conobbi Javier Diez Canseco, intellettuale e politico di grande acume e intelligenza, parlamentare di una piccola forza di sinistra il PUM, Partido Unificado Mariateguista: con lui instaurai un dialogo che durerà negli anni, anche grazie al Foro de São Paulo.
E in una di queste occasioni, nei primi anni ’90, mentre stavamo discutendo di politica in un bar di Lima (lui senza scorta perché uno dei due "guarda espaldas”, che erano la sua ombra, era ammalato e all’altro era appena nato un bambino), arrivò la notizia che era stato assassinato Pedro Huilca, leader del sindacato CGTP. Javier mi chiese se mi andasse di accompagnarlo alla sede sindacale dove stavano allestendo la camera ardente.
Ovviamente accettai, uscimmo dal bar "protetto” e ce ne andammo con un taxi qualunque in giro per Lima: e così feci da "scorta” ad uno che era bersaglio sia dei paramilitari che di Sendero…
Ma una persona che era una vera "forza della natura”, e che sono felice di aver potuto conoscere, era Alfonso Barrantes, detto "frijolito” (per via della sua statura ma anche del carattere…scoppiettante): ex Sindaco di Lima. Amatissimo, conosceva – e salutava per nome- tutti: dal presidente di Banca Centrale al … venditore ambulante di pannocchie bollite.
Una volta venne a prendermi in aeroporto con la sua vecchia Volkswagen maggiolino, ad ogni incrocio qualcuno lo chiamava (frijolito), per chiedergli qualcosa o solo per salutarlo.
Una ragazza lo chiamò, lui accostò l’auto, si parlarono sottovoce, e in pochi secondi cambiarono i programmi: andammo in una gendarmeria dove, nella cella di sicurezza, era rinchiuso da alcuni giorni un professore, accusato dal regime di Fujimori di sostegno al terrorismo, perché aveva studiato, ad Ayacucho, con Abimael Guzman…!
Attraverso le conoscenze di Barrantes e grazie alla stima che tutti avevano di lui (anche i poliziotti), arrivammo alla cella del professore e rimanemmo più di mezz’ora a colloquio. Frijolito si appuntò tutti i dati e si impegnò ad operare per aiutarlo.
Altra persona che conobbi nei ripetuti viaggi a Lima, fu Michel Azcueta, allora Sindaco di Villa El Salvador. Invece, in Ambasciata d’Italia, mi ricevettero un giovane Elio Menzione e, successivamente, una giovanissima Caterina Bertolini: entrambi bruceranno le tappe con grande professionalità, onorando la carriera diplomatica.

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